Un bosco con più di 2 milioni di anni: la Foresta Fossile di Dunarobba

Gli amanti della natura sceglieranno l’Umbria per i suoi verdi paesaggi montuosi e collinari, mentre per chi ama l’archeologia c’è una vasta selezione di paesi da visitare. Ma per chi è appassionato sia di natura e sia di archeologia? Non disperate perché anche per voi l’Umbria ha riservato qualcosa di unico!

Nascosta nel cuore delle colline umbre, all’interno di una cava di argilla abbandonata, giace una foresta che risale a più di 2 milioni di anni fa! Questi tronchi, ormai ridotti a dei monconi (soprattutto a causa dell’attività umana), sono stati rinvenuti sotto strati di argilla solida. Ne hanno riportati totalmente alla luce solo in pochi, la maggior parte dei tronchi è ancora rinchiusa nella sua tomba di argilla. Grazie a questo involucro naturale, hanno potuto mantenere sia la loro posizione eretta e sia le caratteristiche del legno.

Tronco di una conifera, con corteccia ancora intatta

Possiamo dunque parlare di foresta fossile, sapendo che il processo di fossilizzazione trasforma animali e piante in pietra? In questo caso il processo non è ancora completo e, perciò, possiamo parlare di mummificazione… è una cosa davvero molto insolita e rende il sito estremamente affascinante. Pensare che per circa 3 milioni di anni il legno e la corteccia di queste conifere, poiché si trattava di una foresta di conifere, sono rimasti intatti è sconvolgente! Persino il complesso radicale è ancora presente nel terreno!

Tronco di conifera nella foresta fossile di Dunarobba in Umbria Italia
Tronco di una conifera, sostenuto alla base da argilla secca

Quando abbiamo deciso di visitare il sito non immaginavamo una testimonianza del genere. Siamo rimasti letteralmente a bocca aperta, mentre la guida del parco ci accompagnava e ci spiegava. Eravamo solamente noi tre e, da una parte, ci ha veramente rattristato, perché il sito meriterebbe un afflusso costante di curiosi. La ragazza ci ha spiegato che, purtroppo, l’argilla sta lentamente distruggendo i tronchi, a causa del continuo umidificarsi e seccarsi, e il fatto che questi tronchi siano stati portati alla luce ha peggiorato la situazione…

Come si può lasciare un sito, considerato uno dei più importanti del mondo a livello paleontologico-paleobotanico, in quelle condizioni? Ai gestori dell’area non è neppure permesso di assumere dei giardinieri per disboscare il sito da rovi ed erbacce che stanno prendendo letteralmente il sopravvento. Tuttavia, viene permesso a degli imbecilli di intrufolarsi nel sito, scavalcando il cancello, e dare fuoco a dei tronchi che hanno resistito per 3 milioni di anni! La guida ci ha raccontato che, se si staccasse un pezzo di corteccia, si sentirebbe ancora un leggero odore di resina! A questa rivelazione eravamo sinceramente commossi. Pensateci… c’è ancora una traccia di vita in quei tronchi. Come possono le istituzioni non rendersi conto che questo sito va protetto, ancor più della Basilica di San Francesco ad Assisi o della Cascata delle Marmore?

Lasciatevi emozionare dalla Foresta Fossile di Dunarobba

È grazie alla scoperta di queste conifere che si è venuto a conoscenza dell’aspetto originario dell’Umbria: un enorme lago salato, il Lago Tiberino. Questo lago, di cui ormai è rimasta solamente una ‘cicatrice’, era il più grande e profondo che l’Italia abbia mai ospitato. Si estendeva per tutta la regione. Le acque del mare, ritirandosi, avevano riempito un piccolo bacino che, nei millenni a venire, formò il Lago Tiberino. Grazie ad una fitta rete di fiumi, il lago fu alimentato e crebbe fino a raggiungere una lunghezza di 120 chilometri e una profondità di 1000 metri. Una montagna a testa in giù.

A causa, però, del clima, che favoriva piene e ristagni di acque, il lago divenne paludoso e salmastro. Durante questo periodo, sulle sponde del lago, la nostra foresta fossile era ancora in vita. Queste conifere erano abituate a vivere in ambienti palustri e così, per migliaia di anni, crebbero fino a raggiungere un’altezza minima di 30 metri! Tuttavia, il raffreddamento climatico, l’innalzamento degli Appennini allora in formazione e il deflusso del Lago Tiberino verso il mare causarono la morte lentissima di questa foresta… giungendo fino a noi.

Grazie a questi alberi gli studiosi hanno potuto ricostruire una parte della storia dell’Italia che era andata perduta. Bisogna far conoscere questa foresta. Visitatela, parlatene e invogliate le persone ad andare a trovare quelle mummie giganti, che non vedono l’ora di essere prese in considerazione. Sono molto più antiche delle mummie egizie che tutti conosciamo, e sono opera della natura. Perché allora devono essere trattate con menefreghismo? Andate e, se saprete guardare oltre la patina dei tetti in alluminio che hanno dovuto installare per proteggere i tronchi, riuscirete a coglierne tutta la magia e il fascino. Alla Foresta Fossile di Dunarobba non basta guardare con gli occhi, bisogna guardare soprattutto con la testa e con il cuore.

Lungo il tragitto, potreste fare una passeggiata anche nell’incantevole borgo di Narni, i cui oscuri segreti si nascondono ancora sottoterra.

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