Cinta nel boscoso abbraccio lombardo dell’Adamello
e delle Prealpi Orobiche, la Valcamonica è una delle vallate più estese delle
Alpi Centrali. Quasi al confine con la Svizzera, questa valle è associata da
molti al suo lunghissimo periodo di persecuzioni alle streghe. Infatti, fin dal
IX secolo il cristianesimo iniziò a condannare le popolazioni alpine,
soprattutto quelle camune, ree di venerare ancora divinità pagane. Ma non tutti
conoscono la sua storia millenaria e i segni evidenti che ha lasciato sulle
pietre scure di questo territorio: le incisioni rupestri!
Incisioni di cervi nel Parco Archeologico di Naquane |
La storia della Valcamonica, formatasi
circa 15.000 anni fa alla fine dell’ultima glaciazione, incomincia con il
passaggio di diverse popolazioni già dagli inizi dell’Età della Pietra, ovvero
tra il 10.000 e l’8.000 a.C. Dal I secolo a.C. venne annessa all’Impero Romano,
durante il quale fu eretto uno dei più grandi Templi di Minerva delle Alpi, e
nel Medioevo erano frequenti gli scontri tra guelfi e ghibellini. Contesa tra
Milano e Venezia nel XV secolo e tra la Francia e il Regno Lombardo-Veneto, la
Valle Camonica divenne infine parte integrante del Regno d’Italia nel 1861.
Essendo prossima alla frontiera, fu il principale teatro della Prima Guerra
Mondiale, combattuta sulla linea di confine lungo il Gruppo dell’Adamello, di
cui sono testimoni diverse trincee e numerosi fortini ancora visitabili, alcuni
addirittura ad alta quota.
Ma ciò che rende la Val Camonica un territorio
davvero unico è la presenza di oltre 300.000 petroglifi, che ne fanno il centro
rupestre più grande di tutta l’Europa, nonché il primo sito Unesco d’Italia!
Altro che la Valle delle Meraviglie francese, che conta 35.000 incisioni! In
questo piccolo territorio ce ne sono dieci volte di più! E la cosa più
affascinante è che la maggior parte di queste incisioni sono state realizzate
in un lasso di tempo lungo 8.000 anni, dall’Età della Pietra fino all’Età del
Ferro. Solo in quest’ultimo periodo, subentrarono le popolazioni camune,
da cui il nome Valcamonica.
Uomini a cavallo durante una battuta di caccia nel Parco Archeologico di Naquane |
fine fa la “minor parte”? Vi basti sapere che la tradizione di incidere le
rocce non morì con i camuni, fu invece tramandata fino all’età contemporanea.
Ed è anche per la continuazione di queste tradizioni pagane, oltre che per la
vita emarginata ed alcune deformazioni fisiche dovute a malattie, che la Chiesa
e la Santissima Inquisizione presero di mira le popolazioni della Valcamonica, oggetto
di lunghe e pesanti persecuzioni. Tanto che furono costrette a rifugiarsi
spesso sulle montagne. Chissà cosa facevano su quelle “Pietre del Diavolo”! I
Sabba erano all’ordine del giorno, le orge con i demoni si consumavano ogni
ora, tanto che rimaneva poco tempo per venerare il vero Dio.
Uomini a caccia con l’arco nel Parco Archeologico di Grosio |
Sono circa 2.000 le pietre, oltre 180 i comuni
e ben 8 i parchi attrezzati in cui è possibile lasciarsi ammaliare da quest’arte
meravigliosa che ci racconta la vita e le abitudini delle popolazioni antiche,
in special modo di quella camuna. Nei parchi archeologici di Naquane,
Incisioni nel Parco Archeologico di Naquane |
Seradina
Bedolina
Raffigurazioni di campi coltivati e villaggi preistorici nel Parco Archeologico di Seradina Bedolina |
e Luine,
Incisioni di cacciatori e guerrieri nel Parco Archeologico di Luine |
nelle aree di Ceto, Cimbergo e Paspardo,
Rappresentazione di una scena di lotta nell’area di Ceto |
nelle piccole e un
po’ nascoste incisioni di Coren delle Fate
Fabiano che esplora le incisioni di astri nella zona di Coren delle Fate |
e sui Massi di Cemmo
Raffigurazioni di branchi di cervi, sulla sinistra, e cinghiali, sulla destra, sui Massi di Cemmo |
con un po’ di
sana immaginazione si possono riportare alla vita le figure antropomorfe
intente a lavorare i campi o a cacciare oppure a venerare gli dèi con le
braccia rivolte al cielo; si possono vedere le mani e i piedi che hanno
lasciato dei solchi indelebili, come impressi col fuoco; interi villaggi e
campi coltivati possono riprendere consistenza, colori e profumi; inoltre si
possono osservare figure di cervi e bestiame che pascolano o fuggono da gruppi
di cacciatori; o si può avvertire l’essenza mistica di figure semi-divine, come
il famigerato Dio Cervo ripreso anche nella cultura celtica con Cernunnos.
Incisione del Dio Cervo nel Parco Archeologico di Naquane |
Uno
dei simboli più utilizzati nelle incisioni raffigura uno strano fiore a noi
sconosciuto: la Rosa Camuna, icona della Valle Camonica e di tutta la
Lombardia, che ha donato il nome persino ad un formaggio locale.
Una Rosa Camuna nell’area di Ceto |
E non possiamo non citare lo stupefacente Parco Archeologico di Grosio, in Valtellina, con il castello
medievale che si staglia imponente sulla Rupe Magna: una grande lastra di
pietra levigata interamente ricoperta da circa 5.000 incisioni! Di quella
visita, ciò che ancora oggi ci lascia la schiena percorsa da brividi è stato il
toglierci le scarpe e, insieme alla guida, passeggiare scalzi sui solchi preistorici
lasciati da amigdale o selci appuntite!
Figura di un uomo adorante con le braccia rivolte al cielo nel Parco Archeologico di Grosio |
uccelli e dal fruscio delle foglie, rende la ricerca di questo tesoro davvero mistica
e rilassante. Le emozioni antiche sembrano trasudare dalle pietre e rievocano
atmosfere e costumi passati a noi sconosciuti. Non c’è da stupirsi se
l’Inquisizione perseguitò gli abitanti di questa stupenda vallata: dopo pochi
minuti anche noi sentivamo la necessità di ballare attorno ad un fuoco e compiere
riti pagani per soddisfare un bisogno ancestrale. La vera magia della
Val Camonica è proprio questa: affascinare chi la visita a tal punto che non
vorrà più staccarsene.