Nel 2017, in occasione del viaggio in Valcamonica,
abbiamo incluso nel programma una trincea ad alta quota, quasi 3000 metri di
altitudine. Il dislivello da percorrere ci preoccupava. Sia perché non siamo
arrampicatori, e non dobbiamo dimostrare a nessuno, né tantomeno a noi stessi,
di essere forti, sia perché ci avrebbe portato via una giornata intera. Un po’
delusi, volendo assaporare le Alpi da prospettive storiche varie (preistoria
con le incisioni rupestri, Rinascimento con la caccia alle streghe, guerre
mondiali), abbiamo lasciato la trincea come ultima alternativa. Non ci
aspettavamo che non fosse necessario salire tanto in alto.
Uno dei corridoi della Trincea di Davenino |
Nei pressi del Castello e delle incisioni di Grosio, su suggerimento della guida abbiamo
trovato una trincea blindata della prima guerra mondiale direttamente sul lato
della strada, quasi mimetizzata nella vegetazione circostante.
La trincea blindata di Grosio vista dalla strada |
Grosio e dintorni, da valle fino a cima, molte delle quali ancora intatte. Il
progetto alla base di queste fortificazioni era chiamato “Linea di difesa Alta
Valtellina” e fu realizzato dall’esercito italiano per contrastare un possibile
attacco degli austro-ungarici. Far scorrere il chiavistello per aprire la porta
di ferro, sentire il suo cigolio che riverbera nel corridoio illuminato dai
pochi raggi di sole che penetrano dalle strette feritoie, camminare al riparo del
tetto possente e percepire i fantasmi che passeggiano per ammazzare il tempo in
attesa della venuta del nemico. Questa piccola trincea lascia delle emozioni autentiche
e vivide, come se le angosce e l’eccitazione della Prima Guerra Mondiale
rimbombassero ancora nei respiri pesanti dei soldati.
Il corridoio in penombra della trincea blindata |
un’altra, stavolta nascosta tra le colline della Valcamonica: la Trincea di
Davenino, facente parte dello “Sbarramento del Mortirolo”, la terza linea di
difesa contro l’eventuale avanzata dell’esercito austriaco verso la Val
Camonica. La difesa sarebbe stata assicurata dalle canne dei fucilieri che
facevano capolino dalle feritoie e da diverse postazioni per mitragliatrici ai
lati della trincea.
Il percorso della Trincea di Davenino |
L’emozione è stata forte e,
inaspettatamente, spirituale. Credevamo di poter avvertire l’energia del
passato soltanto nei pressi delle rocce incise dai Camuni. Invece eravamo là, a
camminare dentro una trincea alta due metri e larga uno dopo cent’anni dalla
fine del suo utilizzo, a immaginare la munizioni a terra, l’odore della polvere
da sparo, il terrore di vedere dei nemici in avvicinamento, uomini di tutte le
età che giocavano a dadi col destino. Il colpo passerà attraverso la feritoia?
Mi prenderà la testa, uccidendomi sul colpo? Mi strapperà un arto? Mi caverà un
occhio? O lo vedrò accadere ai miei compagni, con cui lotto per la
sopravvivenza da lunghi mesi di stenti?
Un corridoio della Trincea di Davenino visto dall’alto |
Ci sembrava di avvertire
la presenza dei nostri baffuti bisnonni, del loro arrendersi ad un conflitto insensato,
dei loro tuffi al cuore al ricordo delle mamme, dei figlioli o di tutti i cari
che attendevano il loro ritorno davanti alla finestra del paese, con il rosario
in mano.