Prenestini, a poca distanza dall’antico Vulcano Laziale, zona ricca di preziosi tesori storico-naturalistici,
ce n’è uno di inestimabile valore. Questo gioiello ammira malinconico la volta
del cielo ed è stato portato alla luce grazie ai movimenti tettonici che hanno fatto
affiorare un’Italia un po’ diversa da come la vediamo adesso, all’epoca
nascosta sotto la superficie del mare. Non era, però, lo stesso mare in cui, al
giorno d’oggi, milioni di bagnanti si tuffano ogni estate: in effetti si
trattava di un mare tropicale, abitato da molluschi e coralli che testimoniano
la vita e l’ambiente marino di 100 milioni di anni fa!
scogliere di Rocca di Cave in cui la concentrazione di fauna fossile è
maggiormente concentrata. Non appena ne siamo venuti a conoscenza, siamo
partiti quasi nell’immediato. La prima si trova in una zona abbastanza semplice
da individuare e comoda da raggiungere. Erano gli inizi d’estate quando ci
andammo per la prima volta, il sole era piuttosto caldo e il cielo era terso,
si riuscivano a scorgere i lontani Appennini, di solito nascosti da nubi e
foschia. Il costone di roccia calcarea che spunta tra la vegetazione attira
subito lo sguardo. Avvicinandosi si nota la superficie butterata e un occhio
attento riesce a distinguere anche alcune forme circolari o allungate: i
fossili. Lo stupore è grande e l’emozione porta lo spettatore quasi alla
commozione. Per noi che veniamo da Roma, sapere di avere dei fossili di tale
importanza paleontologica a poca distanza da casa è stupefacente. Queste
scogliere sono dislocate in aree distinte, ma tutte circondano Rocca di Cave.
Quella con la concentrazione di fossili più vistosa si trova proprio sotto il
paese. Una volta parcheggiato nello spiazzo asfaltato, si segue la strada per
qualche metro, fino ad incontrare una parete di bianca roccia carsica che
costeggia tutta la strada e si affaccia su un verde panorama collinare.
Le scogliere coralline e Rocca di Cave, sullo sfondo |
Fremevamo tanto
dalla voglia di vederli che, non appena abbiamo visto la parete rocciosa, ci
siamo lanciati in quella direzione. L’occhio ci ha messo un poco per abituarsi
e mettere a fuoco i primi fossili però, una volta identificati, si presentavano
a noi con prepotenza, come se ci chiamassero per attrarre il nostro sguardo. In
questa zona si ha una prevalenza di organismi vegetali, tra cui alghe, e una
minoranza, seppur consistente, di molluschi e organismi invertebrati. Da quella
prima escursione è stato davvero amore! Infatti, ci siamo tornati
qualche mese dopo per cercare gli altri. Un’area si trova all’ombra di una
collina che costeggia una proprietà agricola: si tratta di rocce più piccole
rispetto alle precedenti, sono massi tendenti al grigio ammassati sul lato
della stradina sterrata. Si può parcheggiare accanto alla proprietà e
passeggiare sotto gli sguardi critici dei contadini. Tuttavia, la vista di
quelle bivalve attaccate come cozze allo scoglio fa dimenticare persino che ci
si trova sotto la pioggia o sotto un sole cocente. Miriadi di fossili di
bivalve, gasteropodi e rudiste,
Una roccia interamente ricoperta di fossili di gasteropodi e rudiste |
appaiono tra gli steli d’erba e sterpaglie e
ammiccano schive come giovani donne che civettano ad una festa. E ci trovavamo
davvero ad una festa: gli invitati c’erano tutti, lo spazio dove conoscersi era
immenso, mancava soltanto la musica. La terza area si trova in una traversa
della strada principale che porta al cimitero. Parcheggiando di fronte al campo
santo, si scende seguendo la via. È una strada asfaltata e percorribile, quindi
abbiamo fatto attenzione e dopo un centinaio di metri ci siamo avvicinati
all’altra sponda, dove si scorgeva una piccola parete rocciosa tra le
sterpaglie. Siamo saliti sul muretto che delimita tutto il lato destro della
strada e abbiamo passeggiato in equilibrio lì sopra finché non abbiamo
incontrato altri fossili. Questa volta gli organismi erano un po’ più complessi
dei precedenti, abbiamo individuato alcuni Coralliti Elasmocoenia
Prima ammonite |
Seconda ammonite |
Il nostro stomaco ha fatto salti di gioia e una parte del nostro cuore
l’abbiamo lasciata lì, a protezione di quella preziosa eredità paleontologica!
fossili risalenti al Cretaceo sono a cielo aperto, erosi dalle intemperie e
abbandonati al menefreghismo della gente, nonostante sia appurata la loro
importanza. Ma la cosa che ci ha toccati di più è stato il trovare diversi
pezzi di quelle pareti, interamente ricoperti di fossili, abbandonati al suolo
e calpestati da tutti, persino da noi! Soltanto con i reperti che sono crollati
a terra durante le ere si potrebbe allestire un museo! Siamo stati davvero
tentati di portarne a casa il maggior numero possibile per salvaguardarli dalla
distruzione, ma ce ne siamo andati col cuore gonfio di pietà e disprezzo per
come il nostro patrimonio viene trattato sia dagli Enti e sia dalle persone,
più prese a guardare serie tv che a scoprire il mondo nella sua complessità e
bellezza.