OGGI A ME, DOMANI A TE: LE MUMMIE DI FERENTILLO

Ferentillo è un
piccolo borgo circondato da una spumeggiante vallata verde e sormontato dalle Rocche
di Precetto e Matterella
, due guardie che ancora si fronteggiano dal Medioevo
per difendere l’unico accesso per l’Abbazia di San Pietro in Valle. Il fiume
Nera scorre
placido in mezzo al paese e lo divide in due metà precise. I sensi
rimangono rapiti e si rilassano nell’ascoltare la melodia dell’acqua e il
fruscio degli alberi. In pochi sanno che questo luogo ameno e pacifico nasconde
in realtà un segreto piuttosto inquietante.

Le mummie di una coppia di origine orientale
Nella cripta
romanica
dell’ormai sconsacrata Chiesa di Santo Stefano è allestita una delle
esposizioni più macabre che abbiamo mai visto. Cosa sarà mai? Perché tutto
questo mistero? Vi starete chiedendo. D’accordo, ve lo sveliamo. Ma non dite
che non vi avevamo avvisati!
L’intero spazio
sotterraneo della cripta è stato decorato con teche di vetro, al cui interno
sono messi in mostra i corpi mummificati degli abitanti del paese!
Le mummie sono
state portate alla luce alla fine del XIX secolo, a seguito degli scavi
all’interno della cripta, ed esposte in un museo fondato appositamente. Le loro
palpebre socchiuse scrutano i visitatori da più di un secolo. La loro pelle di
cartapesta
lascia intravedere la secca complessità del corpo umano. Le loro
dita dalle unghie crepate giunte in una muta preghiera che li accompagna da
tempo verso un altro mondo. Le vesti irrigidite sono le loro uniche fedeli
compagne rimaste.
La mummia di un’anziana signora, con vesti e scarpe ancora intatte

Ma questo
particolare fenomeno, considerato per tanto tempo un mistero, non lo è più. Secondo
studi effettuati, infatti, il terreno ricco di calcare, argilla e sali di
calcio
in cui erano sepolti i corpi avrebbe favorito la loro disidratazione e
la conseguente mummificazione naturale.
Già dall’entrata,
l’angosciante presenza della morte si palesa ai visitatori come un refolo di
vento che si attacca ai capelli, un monito al nostro futuro. A chi non ci
pensa, invece, lo aiuta una placca di metallo su cui spicca con scherno la
frase “Oggi a me, domani a te. Io fui quel che tu sei, tu sarai quel che io
sono. Pensa mortal, che il tuo fine è questo, e pensa pur che ciò sarà ben
presto
”. Superato l’arco d’accesso e fatto il primo passo sul pavimento di
roccia grezza
, l’aria sembra congelarsi e rimanere sospesa. Gli affreschi medievali
ancora visibili sulle pareti della cripta e i corpi ottocenteschi tra le
numerose arcate in pietra rendono la cripta un luogo misterioso. Un luogo in
cui il tempo non è più una concezione sequenziale di eventi, ma una
concentrazione di vite ed epoche diverse che vivono in simbiosi, l’una parte
integrante dell’altra.
Targa all’entrata della cripta

Ma non appena ci si sofferma su quei visi distesi, la Morte non viene più considerata sinonimo di angoscia, diventa qualcosa di cui meravigliarsi e che suscita una
placida curiosità. Qualcosa che non fa riflettere sulla Fine, ma ci fa
interrogare sulla Vita
. Persino la ben rifornita esposizione di teschi umani
dalla parte opposta della cripta, su cui un uccello mummificato sta appollaiato
come in cerca di qualcosa da sgranocchiare, ci fa sorgere domande su chi fossero state quelle
persone, qual era stato il loro ruolo, come avevano vissuto…
Mummie di tre abitanti
La cripta della
Chiesa di Santo Stefano
si trasforma da perfetta location di film dell’orrore,
in un luogo di pace e riflessione sulla propria esistenza. Le mummie di Ferentillo,
come quelle nel Monastero delle Clarisse Eremite nel Lazio, sono mute
spettatrici dei secoli che scorrono al di fuori della loro bara di vetro e sono
l’attrazione perfetta sia per chi è in cerca di un angolo di riposo, sia per
chi è in cerca del macabro.
Che tu sia l’uno o
l’altro non importa, perché…
Memento Mori.
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