Grazie alla sua
forma peculiare, alla poca distanza da Roma e alla sua posizione sopraelevata
sulla Valle del Tevere che fa risaltare il suo profilo perfino dalla costa, il
Monte Soratte ha sempre stimolato fantasia e curiosità nell’osservatore. E da
buoni curiosi, anche noi ci siamo informati per bene su questo monte che si
dice somigli al profilo di Mussolini, creato dal connubio di picconi ed
esplosivi dai fascisti.
forma peculiare, alla poca distanza da Roma e alla sua posizione sopraelevata
sulla Valle del Tevere che fa risaltare il suo profilo perfino dalla costa, il
Monte Soratte ha sempre stimolato fantasia e curiosità nell’osservatore. E da
buoni curiosi, anche noi ci siamo informati per bene su questo monte che si
dice somigli al profilo di Mussolini, creato dal connubio di picconi ed
esplosivi dai fascisti.
Veduta del Monte Soratte |
Fin dall’Età del
Bronzo, l’uomo ha scelto il Soratte come punto di riferimento, nonché centro
abitato e luogo di culto: Etruschi, Falisci, Sabini e Capenti erano soliti svolgervi
i loro riti, tradizione mantenuta anche dai Romani e dai cristiani, tanto che
divenne presto meta di pellegrinaggio per eremiti in cerca di pace e
meditazione. Molti sono, difatti, gli eremi edificati sui versanti e sulla
cresta.
Questa montagna
sacra è stata citata e cantata dai più famosi poeti romani quali: Orazio,
Strabone, Plinio il Vecchio e Virgilio. Persino poeti come Dante, nell’Inferno
della Divina Commedia, e Lord Byron, in Child Harold’s Pilgrimage, hanno speso
parole in suo onore!
Per mantenere ancora
oggi quest’aspetto religioso del monte, vengono celebrate fiaccolate sacre in
onore della Madonna di maggio o delle feste di Santa Romana e Santa Lucia. Sotto
il cielo stellato, il profilo scuro del monte si infiamma di centinaia di fiaccole,
una colata lavica che ascende lenta e incendia i boschi circostanti.
L’obiettivo
principale della nostra escursione era il bunker, scavato nelle profondità del
monte. Ma, poiché non ci piace fossilizzarci solo su un sito, abbiamo scoperto
i diversi eremi dislocati sull’altura. Tale concentrazione ci ha subito
incuriosito, tanto che alla fine eravamo più ansiosi di vedere gli eremi
anziché il bunker! Sotto una leggera pioggerella, da Sant’Oreste abbiamo preso un
sentiero nel bosco che porta poco più al di sotto del centro abitato. Superando
i Meri, pozzi carsici erosi dall’acqua da cui spuntano i tronchi muschiati
degli alberi, siamo arrivati al primo eremo: l’Eremo di Santa Romana.
Bronzo, l’uomo ha scelto il Soratte come punto di riferimento, nonché centro
abitato e luogo di culto: Etruschi, Falisci, Sabini e Capenti erano soliti svolgervi
i loro riti, tradizione mantenuta anche dai Romani e dai cristiani, tanto che
divenne presto meta di pellegrinaggio per eremiti in cerca di pace e
meditazione. Molti sono, difatti, gli eremi edificati sui versanti e sulla
cresta.
Questa montagna
sacra è stata citata e cantata dai più famosi poeti romani quali: Orazio,
Strabone, Plinio il Vecchio e Virgilio. Persino poeti come Dante, nell’Inferno
della Divina Commedia, e Lord Byron, in Child Harold’s Pilgrimage, hanno speso
parole in suo onore!
Per mantenere ancora
oggi quest’aspetto religioso del monte, vengono celebrate fiaccolate sacre in
onore della Madonna di maggio o delle feste di Santa Romana e Santa Lucia. Sotto
il cielo stellato, il profilo scuro del monte si infiamma di centinaia di fiaccole,
una colata lavica che ascende lenta e incendia i boschi circostanti.
L’obiettivo
principale della nostra escursione era il bunker, scavato nelle profondità del
monte. Ma, poiché non ci piace fossilizzarci solo su un sito, abbiamo scoperto
i diversi eremi dislocati sull’altura. Tale concentrazione ci ha subito
incuriosito, tanto che alla fine eravamo più ansiosi di vedere gli eremi
anziché il bunker! Sotto una leggera pioggerella, da Sant’Oreste abbiamo preso un
sentiero nel bosco che porta poco più al di sotto del centro abitato. Superando
i Meri, pozzi carsici erosi dall’acqua da cui spuntano i tronchi muschiati
degli alberi, siamo arrivati al primo eremo: l’Eremo di Santa Romana.
Facciata della chiesa dell’Eremo di Santa Romana |
Nascosti dalla
vegetazione e circondati dal cinguettio degli uccelli, i resti della chiesa
rupestre di epoca medievale celano un tesoro: l’antica grotta dove secondo la
leggenda San Silvestro battezzò Santa Romana e da cui fuoriescono nebbie di
condensazione, tanto da essere sempre stato un luogo di culto sin dal Neolitico.
In questa grotta, una vasca si riempiva dell’acqua stillante dalle stalattiti,
e le donne vi giungevano da tutta la Sabina per bagnarsi con l’acqua sacra e
pregare affinché ottenessero abbastanza latte da svezzare i propri figli.
Una volta varcata
la soglia, la penombra e il silenzio si chiudono intorno al visitatore. Gli
affreschi del XVII secolo fanno capolino dalle loro nicchie, come se una luce
divina li illuminasse. Roccia viva e contrafforti si mescolano con armonia e
creano un’atmosfera di pace e riflessione. La spiritualità che si respira ci ha
talmente colpiti da aver fatto nascere in noi una passione quasi vocativa per
gli eremi.
vegetazione e circondati dal cinguettio degli uccelli, i resti della chiesa
rupestre di epoca medievale celano un tesoro: l’antica grotta dove secondo la
leggenda San Silvestro battezzò Santa Romana e da cui fuoriescono nebbie di
condensazione, tanto da essere sempre stato un luogo di culto sin dal Neolitico.
In questa grotta, una vasca si riempiva dell’acqua stillante dalle stalattiti,
e le donne vi giungevano da tutta la Sabina per bagnarsi con l’acqua sacra e
pregare affinché ottenessero abbastanza latte da svezzare i propri figli.
Una volta varcata
la soglia, la penombra e il silenzio si chiudono intorno al visitatore. Gli
affreschi del XVII secolo fanno capolino dalle loro nicchie, come se una luce
divina li illuminasse. Roccia viva e contrafforti si mescolano con armonia e
creano un’atmosfera di pace e riflessione. La spiritualità che si respira ci ha
talmente colpiti da aver fatto nascere in noi una passione quasi vocativa per
gli eremi.
Interno della grotta dell’Eremo di Santa Romana |
All’uscita della
visita del bunker, mi sono accorto di aver perso gli occhiali. Perciò, siamo
tornati invano all’eremo per cercarli. L’atmosfera era talmente mistica e
fiabesca che, sulla via del ritorno, Fabiano ha scorto un’ombra correre dietro
di me. Con lo sguardo da attore terrorizzato, ha detto che si trattava di un
licantropo. Magari un licantropo con problemi alla vista! In ogni caso, siamo
stati fortunati perché l’ombra che mi ha quasi sfiorato era un cinghiale
spaventato dal nostro passaggio.
Salendo verso la
cima del monte, accompagnati da un timido sole che si affacciava tra le nuvole
spesse, abbiamo incontrato un secondo eremo, molto più esposto degli altri.
visita del bunker, mi sono accorto di aver perso gli occhiali. Perciò, siamo
tornati invano all’eremo per cercarli. L’atmosfera era talmente mistica e
fiabesca che, sulla via del ritorno, Fabiano ha scorto un’ombra correre dietro
di me. Con lo sguardo da attore terrorizzato, ha detto che si trattava di un
licantropo. Magari un licantropo con problemi alla vista! In ogni caso, siamo
stati fortunati perché l’ombra che mi ha quasi sfiorato era un cinghiale
spaventato dal nostro passaggio.
Salendo verso la
cima del monte, accompagnati da un timido sole che si affacciava tra le nuvole
spesse, abbiamo incontrato un secondo eremo, molto più esposto degli altri.
L’Eremo di Santa Lucia circondato dalle basi degli edifici abitativi |
Edificato sulla
prima cima del monte, l’Eremo di Santa Lucia è un vero e proprio complesso
monastico, comprensivo di una chiesetta e un piccolo abitato risalenti alla
fine del XVI secolo. Purtroppo, ad oggi l’unica testimonianza più vistosa del
complesso è rimasta la chiesa, ristrutturata negli anni ’70 del secolo scorso. È
stata la sua esposizione sulla Valle del Tevere, senza neppure un albero a
proteggere quel luogo sacro, a rendere inevitabile il quasi repentino abbandono
del villaggio?
Camminare tra i
perimetri degli edifici, col vento che trasporta il mormorio di Dio che risiede
nella natura, ci ha fatto riflettere sul vero significato dell’essere eremiti,
sul vivere in funzione del ciclo solare e dei rituali. Vivere in comunione con
la Natura, assimilare la sua pace e la sua tranquillità, apprezzare la sua
collera sferzante e i suoi dispetti da matriarca offesa, in attesa che sfoghi
la sua frustrazione scostante. Tutta quella serena accettazione dello scorrere
del tempo che al giorno d’oggi manca alle persone. Con un sospiro di
gratitudine, abbiamo lasciato quel luogo per continuare il nostro
pellegrinaggio.
Giunti quasi a
destinazione, un crepitare come di una brace di legni secchi ci ha fatto
fermare. Un enorme cinghiale si è fiondato sul sentiero a pochi passi da noi,
ci ha guardati con gli scuri occhi terrorizzati ed è sparito nella boscaglia
del pendio. Con un sorriso misto di sollievo e paura, abbiamo svoltato la
curva. Quella gita si stava rivelando a dir poco inquietante!
prima cima del monte, l’Eremo di Santa Lucia è un vero e proprio complesso
monastico, comprensivo di una chiesetta e un piccolo abitato risalenti alla
fine del XVI secolo. Purtroppo, ad oggi l’unica testimonianza più vistosa del
complesso è rimasta la chiesa, ristrutturata negli anni ’70 del secolo scorso. È
stata la sua esposizione sulla Valle del Tevere, senza neppure un albero a
proteggere quel luogo sacro, a rendere inevitabile il quasi repentino abbandono
del villaggio?
Camminare tra i
perimetri degli edifici, col vento che trasporta il mormorio di Dio che risiede
nella natura, ci ha fatto riflettere sul vero significato dell’essere eremiti,
sul vivere in funzione del ciclo solare e dei rituali. Vivere in comunione con
la Natura, assimilare la sua pace e la sua tranquillità, apprezzare la sua
collera sferzante e i suoi dispetti da matriarca offesa, in attesa che sfoghi
la sua frustrazione scostante. Tutta quella serena accettazione dello scorrere
del tempo che al giorno d’oggi manca alle persone. Con un sospiro di
gratitudine, abbiamo lasciato quel luogo per continuare il nostro
pellegrinaggio.
Giunti quasi a
destinazione, un crepitare come di una brace di legni secchi ci ha fatto
fermare. Un enorme cinghiale si è fiondato sul sentiero a pochi passi da noi,
ci ha guardati con gli scuri occhi terrorizzati ed è sparito nella boscaglia
del pendio. Con un sorriso misto di sollievo e paura, abbiamo svoltato la
curva. Quella gita si stava rivelando a dir poco inquietante!
Facciata dell’Eremo di sant’Antonio |
Dell’Eremo di Sant’Antonio
si hanno le prime notizie nella prima metà del XVI secolo. Umiltà e modestia
sono due dei precetti degli eremiti, non è strano infatti che in questo modesto
romitorio risiedesse il Superiore di tutti gli eremi presenti sul Monte
Soratte.
La facciata
decadente circondata da una fitta vegetazione, lo strapiombo su cui si
affaccia, il piccolo campanile orfano della sua campana ispirano un senso di
fragilità e modestia, ma anche di resilienza e fierezza. E sono proprio queste
dicotomie a caratterizzare gli eremiti. Non viene da pensare che siano persone
fragili che cercano rifugio al di fuori della società, ma anche resilienti per
affrontare le leggi della Natura e per sopravvivere in solitudine senza paura
della notte e dell’ignoto? Non viene da pensare che siano persone modeste per
vivere in un luogo tanto spoglio, ma anche fieri perché sono riusciti a trovare
una serenità che a molti di noi è ancora sconosciuta? Chi di noi è solo una
cosa? Non siamo, invece, tante sfumature di una sola immagine?
Affacciandoci
sullo strapiombo, ecco spuntare anche un altro eremo, quello che eravamo sicuri
di non vedere.
si hanno le prime notizie nella prima metà del XVI secolo. Umiltà e modestia
sono due dei precetti degli eremiti, non è strano infatti che in questo modesto
romitorio risiedesse il Superiore di tutti gli eremi presenti sul Monte
Soratte.
La facciata
decadente circondata da una fitta vegetazione, lo strapiombo su cui si
affaccia, il piccolo campanile orfano della sua campana ispirano un senso di
fragilità e modestia, ma anche di resilienza e fierezza. E sono proprio queste
dicotomie a caratterizzare gli eremiti. Non viene da pensare che siano persone
fragili che cercano rifugio al di fuori della società, ma anche resilienti per
affrontare le leggi della Natura e per sopravvivere in solitudine senza paura
della notte e dell’ignoto? Non viene da pensare che siano persone modeste per
vivere in un luogo tanto spoglio, ma anche fieri perché sono riusciti a trovare
una serenità che a molti di noi è ancora sconosciuta? Chi di noi è solo una
cosa? Non siamo, invece, tante sfumature di una sola immagine?
Affacciandoci
sullo strapiombo, ecco spuntare anche un altro eremo, quello che eravamo sicuri
di non vedere.
L’Eremo di San Sebastiano da lontano, indicato dalla freccia blu |
Poco si sa del
piccolo Eremo di San Sebastiano se non che venne abbandonato intorno al 1760 e
ciò ne causò lo stato di degrado in cui versa oggigiorno.
Quei pensieri sul
senso dell’essere eremiti ci hanno accompagnati lungo la salita per raggiungere
il Santuario della Madonna delle Grazie e l’ultimo eremo.
piccolo Eremo di San Sebastiano se non che venne abbandonato intorno al 1760 e
ciò ne causò lo stato di degrado in cui versa oggigiorno.
Quei pensieri sul
senso dell’essere eremiti ci hanno accompagnati lungo la salita per raggiungere
il Santuario della Madonna delle Grazie e l’ultimo eremo.
Rovine dell’Eremo di San Silvestro |
L’Eremo di San Silvestro
è affascinante per la sua storia, più che per la sua architettura. Avreste
immaginato che, intorno al 300 d.C., San Silvestro vi trovò rifugio dalle
persecuzioni dell’Imperatore Costantino I? Ebbene, secondo la leggenda, durante
un sonno febbricitante, l’imperatore sognò proprio il Monte Soratte e l’eremita
che vi viveva. Così, due messi imperiali raggiunsero il santo nel suo rifugio e
gli chiesero di andare a Roma per volere dell’Imperatore affinché lo guarisse
dalla peste. San Silvestro acconsentì e, a dorso di una mula, raggiunse la
città in quattro falcate, guarì Costantino e lo convertì alla fede cristiana!
L’eremo fu costruito
nel VI secolo sulle rovine del tempio romano dedicato al dio Soranus Apollo e presentava
una basilica, distrutta dai Longobardi e ricostruita e affrescata nell’VIII
secolo secondo il volere di Carlomagno. Tra il XII e il primo Rinascimento ci
furono gli ampliamenti che diedero vita all’insediamento monastico, ormai
crollato dopo gli scavi degli anni ’80.
è affascinante per la sua storia, più che per la sua architettura. Avreste
immaginato che, intorno al 300 d.C., San Silvestro vi trovò rifugio dalle
persecuzioni dell’Imperatore Costantino I? Ebbene, secondo la leggenda, durante
un sonno febbricitante, l’imperatore sognò proprio il Monte Soratte e l’eremita
che vi viveva. Così, due messi imperiali raggiunsero il santo nel suo rifugio e
gli chiesero di andare a Roma per volere dell’Imperatore affinché lo guarisse
dalla peste. San Silvestro acconsentì e, a dorso di una mula, raggiunse la
città in quattro falcate, guarì Costantino e lo convertì alla fede cristiana!
L’eremo fu costruito
nel VI secolo sulle rovine del tempio romano dedicato al dio Soranus Apollo e presentava
una basilica, distrutta dai Longobardi e ricostruita e affrescata nell’VIII
secolo secondo il volere di Carlomagno. Tra il XII e il primo Rinascimento ci
furono gli ampliamenti che diedero vita all’insediamento monastico, ormai
crollato dopo gli scavi degli anni ’80.
Fabiano di fronte all’Eremo di San Silvestro |
La vista abbraccia
i Preappennini fino al litorale tirreno. L’immensità del panorama è perfetta
per chi si è ritirato in riflessione spirituale, alla ricerca dell’immenso Amore
e della chiara Verità di Dio. I raggi giovani dell’alba che spuntano da dietro i
picchi delle montagne lontane con la stessa prepotenza dei neonati e quelli
anziani che si gettano con più indolenza e rassegnazione tra le acque del mare.
Il vento che trascina con sé l’infinita voce della Natura. Gli alberi che raccontano
i loro sermoni secolari e gli animali che li accompagnano con i loro canti
gregoriani.
La via degli eremi è lì
pronta ad accogliere i passi di altri visitatori, credenti e non, che hanno
voglia di farsi cingere dall’abbraccio immenso dell’orizzonte, con le sue
certezze ed i suoi dubbi. Lasciatevi travolgere dalla forte spiritualità del
Monte Soratte, una colomba che lascia correre la sua ombra leggiadra sulle
spoglie di quel tanto antico quanto vivo desiderio di ricerca di verità e pace.
0
i Preappennini fino al litorale tirreno. L’immensità del panorama è perfetta
per chi si è ritirato in riflessione spirituale, alla ricerca dell’immenso Amore
e della chiara Verità di Dio. I raggi giovani dell’alba che spuntano da dietro i
picchi delle montagne lontane con la stessa prepotenza dei neonati e quelli
anziani che si gettano con più indolenza e rassegnazione tra le acque del mare.
Il vento che trascina con sé l’infinita voce della Natura. Gli alberi che raccontano
i loro sermoni secolari e gli animali che li accompagnano con i loro canti
gregoriani.
La via degli eremi è lì
pronta ad accogliere i passi di altri visitatori, credenti e non, che hanno
voglia di farsi cingere dall’abbraccio immenso dell’orizzonte, con le sue
certezze ed i suoi dubbi. Lasciatevi travolgere dalla forte spiritualità del
Monte Soratte, una colomba che lascia correre la sua ombra leggiadra sulle
spoglie di quel tanto antico quanto vivo desiderio di ricerca di verità e pace.