LA ROCCA DI SAN LEONARDO DI BORGHETTO

Regione: Lazio
Origini: XII-XIII
secolo
Altitudine: 90
metri s.l.m.
La Via Flaminia è
sempre stata una delle più importanti vie consolari romane che collegavano Roma
all’Italia settentrionale. Al giorno d’oggi, chi preferisce percorrere le
strade interne per non spendere neppure un euro sulle autostrade può ammirare alcuni
tesori ormai dimenticati. Tra questi, risplendono al sole le rovine del
cosiddetto Castello di Borghetto che fanno capolino dalle curve della Flaminia.
Per chi viene da Roma, questa fortezza si presenta dal suo lato più suggestivo,
arricchito dai resti delle antiche merlature. Posto tra Tuscia e Sabina, in
prossimità del Fiume Tevere, il luogo costituiva da tempo immemore un punto di
confine tra le popolazioni dei Falisci e dei Sabini
. Come sempre, in Italia le
vestigia più pittoresche della nostra storia sono ignorate e lasciate a loro
stesse, mentre all’estero persino un muro viene rivestito di una patina dorata che
lo rende degno di considerazione.

Ruderi della Rocca di San Leonardo, o Castello di Borghetto

La prima volta che
lo abbiamo incrociato per caso, svoltando da una curva sulla Flaminia per
andare in Umbria, ne siamo rimasti tanto affascinati e stupiti che ci siamo
ripromessi di tornarci con più calma. Per un attimo, abbiamo creduto di esserci
addormentati e, come Alice, di esserci ritrovati nel Paese delle Meraviglie. Il
sole lo aveva investito con i suoi caldi raggi, accentuando il colore castano
del tufo
e quello verde scuro della vegetazione che lo ricopriva, tanto da
confonderne le fattezze. Si può ben notare il suo fascino romantico,
commistione tra natura e rovine di un’epoca ormai andata perduta, molto simile
a quella che si respira osservando le rovine scozzesi. Atmosfera che, però, è
disturbata dal continuo passaggio rumoroso delle macchine.

Veduta satellitare della Rocca di San Leonardo

Fondato tra il XII
e il XIII secolo, il castello nacque come fortezza di controllo del territorio
circostante. Nel corso dei secoli dalla torre iniziale si sviluppò un vero e
proprio abitato, dotato persino di una chiesa, e fu controllato dallo Stato
della Chiesa e da diverse famiglie nobili, fino a quando fu incendiato dalle
truppe napoleoniche. Il nucleo primitivo del castello, una torre alta 43 metri
che donava una visuale a 360° sulla campagna agro-romana, collassò nel 1950. Grazie
alla sua struttura e posizione particolare si sono diffuse molte leggende
riguardo alla presenza di gallerie infinite che si dipanano nella collina sotto
il castello
, nelle quali sarebbero nascosti dei tesori! Le dicerie in effetti non
sono infondate, in quanto diverse aperture punteggiano l’altura. Non è chiaro
ancora quali popolazioni furono le artefici di queste grotte, ma molti studiosi
sono d’accordo nel considerarle una necropoli paleocristiana. Secondo noi
potrebbe trattarsi anche di una necropoli falisca, poiché questa popolazione
latina viveva nella zona prima dell’avvento dei Romani.

Rovine della rocca che spuntano tra la fitta vegetazione

Il castello è tutt’oggi
gestito da un’azienda agricola. Nonostante siamo molto contenti che qualcuno
abbia deciso di occuparsi di questo gioiello sconosciuto, siamo piuttosto
contrariati del disinteresse dei vari enti regionali. La vegetazione cresce
ogni anno più rigogliosa e minaccia la stabilità dell’intero complesso. Non ci
saranno mai fondi a sufficienza per il mantenimento di un sito se non si fa
nulla per promuoverlo! Col menefreghismo si arriva solamente alla distruzione e
con essa si giungerà solamente alla miseria sia intellettuale che pecuniaria!
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