Pompeii, l’antica città romana distrutta nel 79 d.C. a causa dell’eruzione del
Vesuvio che la sommerse di pietre pomici e lapilli. Sono stati sviluppati
moltissimi sceneggiati che riproducessero il disastroso avvenimento, sono state scritte decine di libri dei quali divenne il fulcro della narrazione, sono
state create numerose opere artistiche il cui soggetto principale era proprio
Pompeii e la sua distruzione. Oggi, infatti, Pompeii, come anche Ostia Antica, è una delle attrazioni
italiane più visitate, secondo solo al Colosseo e ai Fori Romani. I turisti si
accalcano a frotte all’interno delle rovine, cercando l’angolo più
caratteristico per fare selfie e postarli sui social, senza capire a fondo ciò
che racchiude quel luogo. Quanti di voi si sono soffermati a riflettere sugli
affetti che sono stati strappati ai loro cari, sugli averi e i ricordi di
intere famiglie andati perduti, sul terrore e la disperazione provati da quelle
migliaia di persone mentre assistevano alla devastazione della loro casa?
Pompeii è molto di più di semplici rovine da fotografare: è storia e vita.
Uno dei Decumani principali della città, ai lati le rovine di negozi |
Pompeii ha un’origine molto antecedente ai Romani. Risale infatti al IX secolo
a.C. quando la popolazione degli Opici, popolo di ceppo latino falisco, si
stanziò su un pianoro a picco sul mare formatosi da una colata lavica del
Vesuvio. Il primo insediamento nell’area degli scavi di Pompeii si ebbe intorno
all’VIII secolo ed è da attribuirsi agli Osci, i quali nel VI secolo lo fusero
insieme ad altri insediamenti limitrofi per il controllo dell’asse viario. Nel
VII secolo a.C. i Greci fondarono alcune delle colonie più importanti e Pompeii
venne fortemente influenzata dalla loro cultura sia nell’architettura che nel
culto, sebbene non sia mai stata conquistata.
Tempio di Apollo |
Sotto gli Etruschi, che giunsero
nella Pianura Campana nella seconda metà del V secolo, e poi di nuovo i Greci,
Pompeii conobbe una sorta di autonomia fino alla conquista da parte dei
Sanniti, i quali sconfissero definitivamente i Greci verso la fine del IV
secolo. Pompeii prese parte attiva in due delle tre Guerre Sannitiche ed entrò
nell’influenza romana tra il III ed il II secolo a.C., periodo in cui visse la
sua massima fioritura ed espansione. Tuttavia, poiché Roma non aveva dato ai
pompeiani il diritto di diventare cittadini romani e i senatori romani avevano
iniziato a spartirsi i fertili territori intorno alla città, Pompeii si schierò
contro Roma in una guerra che durò un paio d’anni. Infatti, nell’89 a.C.,
Pompeii si arrese e venne conquistata da Lucio Cornelio Silla, diventando a
tutti gli effetti romana. E si arriva quindi al terremoto del 62 d.C., che
causò diversi danni e il trasferimento di molte personalità più ricche, con il
conseguente impoverimento del commercio. La splendente Pompeii divenne un
cantiere per la ricostruzione, che non fu mai ultimata. Nell’autunno del 79
d.C. una violenta eruzione del Vesuvio, anticipata da sciami sismici nei giorni
precedenti, pose fine a Pompeii. Iniziò con una nuvola di fumo, seguì un boato
e una pioggia di pomici e lapilli che raggiunse l’altezza di un metro in circa
cinque ore.
Affreschi ancora intatti all’interno di una delle domus |
iniziarono a crollare per il peso dei depositi, schiacciando le persone che si
trovavano sotto. Chi fu così fortunato da trovarsi all’esterno provò a fuggire
sin da subito, abbandonando tutto ciò che possedeva. I figli dovettero
abbandonare i genitori sepolti sotto le macerie; i genitori preferirono morire
piuttosto che vivere senza i loro figli; gli innamorati furono separati nella
morte. Gli ultimi sopravvissuti che si erano attardati a scappare o quelli che non si
erano sentiti di abbandonare la loro vita e i loro ricordi morirono a causa di
un’ondata di vapore rovente che si riversò per chilometri. Una morte dolorosa e
crudele che impiegò pochi secondi per uccidere le proprie vittime ancora
coscienti.
Calco in gesso di un cadavere trovato sotto lo strato di lapilli e pomici |
avevamo intenzione di visitare Pompeii, ma finché non abbiamo letto I tre
giorni di Pompei: 23-25 ottobre 79 d.C. di Alberto Angela non ci siamo presi la briga di andarci.
Abbiamo approfittato, stupidamente, della prima domenica del mese, giorno in
cui tutti i siti archeologici ed i musei italiani sono gratuiti. Per fortuna siamo
mattinieri! Passeggiando per le rovine di Pompeii, nella nostra mente si
susseguivano tutte queste immagini affascinanti ed inquietanti. Nonostante il
sito fosse stracolmo di turisti chiassosi, attirati dal biglietto gratuito, che
si accalcavano per le strade di basolato, abbiamo percepito la vita “tranquilla”
che si era svolta pochi anni prima della catastrofe e abbiamo avvertito la
disperazione delle persone che tentavano la fuga. Siamo stati catapultati
indietro di 2000 anni: gli affreschi e i mosaici di Priapo all’interno delle domus,
di creature marine nelle terme e di scene di amplessi nei postriboli; le olle e
i banconi ancora presenti nelle cauponae o nelle tabernae; le
colonne e i capitelli dei templi.
Resti del Foro Romano di Pompeii |
Tutto questo ci ha fatto credere che Pompeii
fosse ancora viva, che nulla fosse cambiato, che il tempo si fosse fermato. Ci siamo
ricreduti quando abbiamo visto le riproduzioni di gesso dei corpi ritrovati
sotto lo strato di detriti ormai compattato. Fissare le loro posizioni rigide
di disperazione e sofferenza è stato straziante e affascinante, al tempo stesso.
Ci ha ricordato che la vita è imprevedibile e che dobbiamo godercela il più
possibile, senza perdere tempo a fare guerre insensate per un qualcosa che non
sarà mai davvero nostro. La Morte richiama tutto a sé, inutile illuderci del
contrario. Ma abbiamo la possibilità di sfruttare questo tempo e dobbiamo farlo
ricordando, perché solo attraverso i ricordi e la compassione possiamo
definirci esseri umani.