IL MONASTERO DELLE CLARISSE EREMITE DI FARA IN SABINA

Regione: Lazio
Origini: Alto Medioevo, antecedenti al VI secolo
Altitudine: 482 metri s.l.m.
È nostro desiderio
condividere su questo blog esperienze che arricchiscano lo spirito dei lettori,
a prescindere dalle religioni o dalle filosofie guida di ogni singolo.
Il Monastero delle
Clarisse Eremite, arroccato su una collina della Sabina laziale, sfonda i
confini religiosi, donando a persone di qualsiasi credo – anche agli agnostici
come noi – una sensazione di quiete, spiritualità profonda e spunti di
riflessione inaspettati
.
Abbiamo visitato
il monastero quando l’estate volgeva ormai al termine. Avevamo programmato di
vedere in mattinata la ben più famosa, e bella vicina, Abbazia di Farfa. Ma, in
cuor nostro, eravamo attratti molto di più dal Monastero delle Clarisse. Ci
siamo fatti coraggio e abbiamo chiesto informazioni telefoniche per prenotare.
Ci è stato dato il numero di una suora e, tramite lei, con grande imbarazzo
abbiamo trovato un accordo.
Che emozione
relazionarsi con una suora per avere accesso ad un luogo tanto antico,
misterioso ed esclusivo
!

Porta di accesso e mura perimetrali del monastero

Il monastero
nacque sui resti di un antichissimo castello medievale (si sa che esisteva già
nel 600 d.C, quando fu distrutto dai saraceni), più volte ricostruito e passato
nelle mani delle più illustri famiglie nobili. La comunità monastica femminile
vi si stanziò nel 1673. Quell’anno, il cardinale Francesco Barberini fece
costruire un muro di cinta, per isolare la clausura, e dettò alle monache le
rigide Costituzioni, che rimasero in vigore fino al 1963. Per citare alcuni
esempi della severità delle regole ivi rispettate, riportiamo alcune
affermazioni:
1 “una volta
professata la Regola non è permesso accedere al parlatorio neanche per la
visita dei parenti più stretti”;
2 “non si scrive a
nessuno, nemmeno ai genitori”;
3 “quando alla
Superiora giungono notizie liete o tristi dalle famiglie, non le comunica all’interessata”.
Per comunicare tra
di loro, le suore utilizzavano dei gesti convenzionali. Mai la voce.
Dal 1963, la
clausura non è più Papale ma monastica. Di conseguenza, gran parte della
giornata delle monache è fatta ancora di solitudine in cella e di silenzio, ma
si possono accogliere gruppi di preghiera, persone incuriosite dalla vita
monastica, bisognosi o, semplicemente, dei curiosi. Potete prenotare anche voi
una visita guidata o un pasto con prodotti locali nella Foresteria. Potete
chiedere ospitalità nelle camere o unirvi alle preghiere. Potere
organizzare piccoli o grandi eventi e partecipare, in date specifiche, all’esperienza
mistica della cena in silenzio.

L’edificio interno alle mura


La vita eremitica
è capace di suscitare un fascino medievale, in un’epoca in cui la mente è
bombardata 24 ore su 24 da migliaia di stimoli di vario tipo, i quali fanno
leva sugli istinti primordiali (spesso per scopi commerciali o per
intrattenimento/ipnosi), quali l’istinto ad accoppiarsi, a mangiare, ad usare
la violenza per dimostrare “carattere”.
Le monache, come i
frati, hanno il coraggio titanico di staccarsi dal gretto e frenetico mondo
occidentale o, al contrario, sono esseri deboli che fuggono dalle difficoltà
della vita moderna?
Impossibile
rispondere a questa domanda con un’etichetta. Come sempre, non esistono confini
netti. La verità sfuma. Noi crediamo che siano vere entrambe le alternative
perché, sebbene non seguiamo nessun credo, a chi non è mai capitato di pensare “lascio
tutto e mi faccio frate/suora, così prego, sto a contatto con la natura, mangio
il necessario – ma mangio prodotti buoni, da me coltivati -, e saluto questo
schifo di mondo/gente”? Inutile negarlo. Dietro questo comunissimo pensiero si
nasconde sia una parte vigliacca (la stanchezza di affrontare gli ostacoli
della vita, la paura dell’indifferenza delle persone) sia una parte che si
rende conto del coraggio fenomenale richiesto per compiere un passo del genere.
In ogni caso,
tanta tanta stima per chi è riuscito a farlo, non come ultima sponda cui
aggrapparsi per sopravvivere, ma come scelta consapevole.
La giovane suora
che ci ha guidato tra gli ambienti del monastero, spiegandocene la storia, è
una persona deliziosa. Con la sua forza d’animo e la sua intelligenza, riesce
ad abbattere ogni pregiudizio o frontiera. Il nostro angolino preferito di
tutta la visita è stata la cucina medievale, intatta dal 1400! La cucina
antica, a nostro parere, meglio conservata di tutta Italia, forse di tutto il
mondo. Nell’osservare quelle pentole, quei colori, quel mobilio, quel
caminetto, sembra di varcare un portale temporale.

Il pentolame e gli utensili antichi

Il caminetto con i fornelli


Abbiamo apprezzato
anche il piccolo Museo del Silenzio, differente da qualsiasi museo da noi
visitato fino ad oggi
. In quella piccola stanza oscura, è possibile vivere un’esperienza
sensoriale
da brividi ed esperire, con i propri sensi, il significato concreto
della clausura.

Inevitabilmente,
siamo rimasti colpiti dal mistero dell’ultima tappa del viaggio: i corpi delle
prime 17 suore dell’ordine rimasti incorrotti per quasi 300 anni
, senza alcuna
motivazione palese legata ad agenti della natura. Ancora oggi, i corpi non
godono di condizioni climatiche e igieniche speciali. Eppure, sebbene siano
essiccati, conservano unghie, denti, lineamenti del viso e, in alcuni casi,
perfino la lingua
. La scienza è ancora in cerca di una risposta che, forse, non
giungerà mai. E, intanto, quelle monache sono ancora là, raccolte in un cerchio
di preghiera.

I corpi incorrotti delle prime suore dell’ordine


Siamo rimasti
impressionati dall’amore della nostra suora-guida per quella che per lei è la
testimonianza dell’approvazione di Dio nei confronti del suo ordine. Anche dal
suo coraggio, nel pregare ogni sera, da sola, alla presenza di quelli che, ad
un occhio esterno, sono pur sempre dei misteriosi cadaveri, memento della
morte.
Nel complesso, un’esperienza
che ci ha fatto domandare: stiamo andando nella direzione giusta? Perché le clarisse
eremite sono palesemente serene e noi no? Forse 150 anni di innovazioni
tecnologiche non corrispondono al progresso per la mente? Forse l’intento di
agevolare la vita quotidiana con infiniti gadget e di renderla il più possibile
digitale ci è sfuggito un po’ di mano, portandoci più vicini alle macchine e
più lontani dal significato di umanità?

In un mondo fatto di rumore
e caos, il silenzio non lo conosciamo. Ci fa anche un po’ paura. Cos’è il
silenzio? Il Monastero delle Clarisse Eremite ci ha insegnato che il silenzio è
guardarsi dentro, concedersi del tempo e dello spazio per accettare i propri
dolori e, di conseguenza, essere disposti ad ascoltare gli altri.

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