IL CONVENTO DI SANT’ANGELO D’OCRE, UN ASSAGGIO ITALIANO DI METEORA

Il tragico
terremoto de L’Aquila del 2009 e le sue conseguenze rimarranno un ricordo
indelebile nei ricordi di ogni italiano. Tuttavia, la portata catastrofica di
questo evento non ha interessato solo il capoluogo abruzzese e qualche altra
cittadina, costringendo la gente ad abbandonare la propria vita. Ha causato
danni irreparabili anche a molte strutture turistiche. Una di queste è il
Convento di Sant’Angelo d’Ocre, il quale sorge su uno sperone di roccia
vertiginoso
, a picco sulla vallata!

Panoramica del convento, si notano i segni lasciati dal cataclisma
Il convento fu
fondato nel 1409 per le monache benedettine, ma fu in seguito affidato all’ordine
dei Frati Minori. Degna di nota è la presenza di un affresco dell’Ultima Cena
del XVI secolo
e delle ossa del beato Bernardino da Fossa. Nel corso dei secoli
il luogo fu testimone di due tristi episodi: l’utilizzo dell’edificio come
lazzaretto e, in seguito, la distruzione portata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, i quali bruciarono arredi e centinaia di libri.
A poco servì il
restauro degli anni ‘60 e ‘70 ad opera degli ultimi possessori, i frati
Francescani, che vi tornarono dopo la soppressione del 1860, giacché la Natura
pretese l’ultima parola e decretò, con i suoi tremiti letali, la fine di una
storia tanto accidentata.
Quel che non
finisce mai di stupirci, però, è quanto poco le istituzioni abbiano cura del
patrimonio storico
del paese. Patrimonio, d’altronde, che potrebbe diventare
fonte di profitto turistico, dal momento che il convento è visivamente
spettacolare. Nel suo piccolo, non ha nulla da invidiare ai monasteri greci di
Meteora. In un altro paese, farebbe parte di una quadriade turistica esplosiva,
comprendente i vicinissimi Castello di Ocre e Castello di Fossa e la Necropoli
di Fossa
, unica nel panorama italiano. Località che, inoltre, si trovano
immerse in bellezze naturalistiche che solo l’Abruzzo sa donare.

Lato del convento a picco sulla rupe

Ma c’è ben poco da sperare,
visto che, dopo ben tredici anni dal cataclisma, il borgo di Fossa versa ancora
in uno stato di distruzione agghiacciante e chi di dovere non riesce a
curare del tutto le ferite delle persone. Figuriamoci se potrà mai esistere un
programma che curi le ferite dei luoghi storici e li riporti in vita.

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