Regione:
Lazio
Lazio
Origini:
inizi XIII secolo, costruita su una fortezza di epoca romana.
inizi XIII secolo, costruita su una fortezza di epoca romana.
Altitudine:
circa 500 metri s.l.m.
circa 500 metri s.l.m.
A
ridosso dell’Appennino Centrale, al confine con l’Abruzzo, si eleva in tutta la
sua imponenza il Monte San Casto al centro del comune di Sora, dominando la
valle del fiume Liri. Bianche rocce carsiche spuntano dalla fitta vegetazione
come i frammenti di ossa del fondale marino dal quale provengono. Tuttavia, non
solo le rocce si stagliano verso il cielo, poiché tra loro si ergono le rovine
di una rocca: la Rocca Sorella o il Castello di San Casto.
ridosso dell’Appennino Centrale, al confine con l’Abruzzo, si eleva in tutta la
sua imponenza il Monte San Casto al centro del comune di Sora, dominando la
valle del fiume Liri. Bianche rocce carsiche spuntano dalla fitta vegetazione
come i frammenti di ossa del fondale marino dal quale provengono. Tuttavia, non
solo le rocce si stagliano verso il cielo, poiché tra loro si ergono le rovine
di una rocca: la Rocca Sorella o il Castello di San Casto.
Veduta satellitare del Castello di San Casto |
Siamo
venuti a conoscenza di Sora da pochi anni, grazie ad una nostra collega di
università che abita lì e ci aveva invitati a visitare le Grotte di Pastena.
Pensando che in quella zona ci fosse dell’altro, ci siamo incuriositi anche di
Sora, scoprendo così il suo diamante. In una bella giornata di primavera
inoltrata, perciò, abbiamo deciso di salire sulla cima del monte ed esplorare i
ruderi della fortezza. Il tracciato sotto quel caldo ci è sembrato piuttosto
lungo e faticoso. Ci fermavamo spesso per riprendere fiato e per fortuna alcune
attrazioni lungo il sentiero ci hanno aiutati. Infatti, durante il percorso si
possono ammirare delle sezioni di mura poligonali che risalgono, quasi
sicuramente, all’epoca volsca, una civiltà latina che occupava il territorio dal
VI al IV secolo a.C., oltre ai resti di un tempietto preromano, la Raua Roscia,
le cui nicchie sono ancora ben visibili incastonate nella roccia rossa del
monte!
venuti a conoscenza di Sora da pochi anni, grazie ad una nostra collega di
università che abita lì e ci aveva invitati a visitare le Grotte di Pastena.
Pensando che in quella zona ci fosse dell’altro, ci siamo incuriositi anche di
Sora, scoprendo così il suo diamante. In una bella giornata di primavera
inoltrata, perciò, abbiamo deciso di salire sulla cima del monte ed esplorare i
ruderi della fortezza. Il tracciato sotto quel caldo ci è sembrato piuttosto
lungo e faticoso. Ci fermavamo spesso per riprendere fiato e per fortuna alcune
attrazioni lungo il sentiero ci hanno aiutati. Infatti, durante il percorso si
possono ammirare delle sezioni di mura poligonali che risalgono, quasi
sicuramente, all’epoca volsca, una civiltà latina che occupava il territorio dal
VI al IV secolo a.C., oltre ai resti di un tempietto preromano, la Raua Roscia,
le cui nicchie sono ancora ben visibili incastonate nella roccia rossa del
monte!
Antiche iscrizioni romane, in primo piano, e il Santuario della Raua Roscia, sullo sfondo a destra |
I
primi insediamenti nell’area di Sora risalgono al Paleolitico medio. Sora sorse
come presidio dei Volsci, i quali costruirono una cinta muraria difensiva
intorno al Monte San Casto. Venne poi conquistata dai Sanniti, diventando
colonia romana. I romani sfruttarono le costruzioni precedenti per erigere una
prima fortezza, distrutta nel XIII secolo dalle truppe di Federico II durante
la battaglia contro lo Stato Pontificio. In seguito, lo stesso Federico II
edificò una nuova rocca sulle rovine della precedente, che fece parte di una
linea difensiva insieme ad un ampio numero di fortificazioni e assunse così un
ruolo fondamentale per la difesa dei confini del Regno di Napoli. Nel XV secolo,
Alessandro Borgia, figlio di Papa Alessandro VI alias Rodrigo Borgia, si
interessò all’area di Sora per riconquistarla a favore dello Stato della
Chiesa. Il Castello di San Casto come lo vediamo oggi è frutto di una totale
ristrutturazione del 1520 che voleva adattarlo alle nuove esigenze belliche e
renderlo una fortezza inespugnabile.
primi insediamenti nell’area di Sora risalgono al Paleolitico medio. Sora sorse
come presidio dei Volsci, i quali costruirono una cinta muraria difensiva
intorno al Monte San Casto. Venne poi conquistata dai Sanniti, diventando
colonia romana. I romani sfruttarono le costruzioni precedenti per erigere una
prima fortezza, distrutta nel XIII secolo dalle truppe di Federico II durante
la battaglia contro lo Stato Pontificio. In seguito, lo stesso Federico II
edificò una nuova rocca sulle rovine della precedente, che fece parte di una
linea difensiva insieme ad un ampio numero di fortificazioni e assunse così un
ruolo fondamentale per la difesa dei confini del Regno di Napoli. Nel XV secolo,
Alessandro Borgia, figlio di Papa Alessandro VI alias Rodrigo Borgia, si
interessò all’area di Sora per riconquistarla a favore dello Stato della
Chiesa. Il Castello di San Casto come lo vediamo oggi è frutto di una totale
ristrutturazione del 1520 che voleva adattarlo alle nuove esigenze belliche e
renderlo una fortezza inespugnabile.
Veduta panoramica del Castello di San Casto e della Valle del Liri |
Arrivati in cima al monte,
le enormi mura ed i torrioni si stagliavano tra la vegetazione, seguendo quasi
per intero la lunghezza della vetta. Dal cortile, completamente spoglio e invaso
da erba, si ha un primo assaggio del fulcro abitativo del maestoso maniero, sul
quale si può salire tramite le buie e scivolose scale a chiocciola delle
torrette laterali. Ci siamo immersi nelle oscure profondità del castello. Eravamo
completamente a contatto col suo cuore pulsante, la pietra umida ci circondava
e ci dava un senso di protezione. Doveva essere così che i signori si sentivano
ogni volta che camminavano nelle sale e nei corridoi. Infatti, ci è sembrato di
tornare indietro di 500 anni! Ci aspettavamo di ritrovarci a percorrere quelle
scalinate al lume di una torcia, con la sola compagnia dei ragni e delle ombre.
Una volta tornati alla luce del sole, la valle si è schiusa di fronte a noi in
tutta la sua ampiezza, lasciandoci scorgere in lontananza una nuvola di fumo
sollevata dalle cariche dei cavalli da battaglia. Da quella posizione nulla
poteva sfuggire agli occhi vigili delle sentinelle di vedetta! Adesso, purtroppo,
questo castello è trattato come un relitto della sua epoca, non meritevole
della giusta attenzione che lo salverebbe dal totale sfacelo. Ovviamente, le
ere cambiano e cambiano anche le priorità. Nella nostra era, a quanto pare, la
cultura non è più una priorità. Gli insegnamenti non sono più necessari, si
nasce già pronti alla vita e, difatti, si distrugge qualsiasi cosa si tocchi. Ma
non lasciamo che l’ignoranza di alcuni sia un esempio da seguire. Combattiamola
continuando ad apprendere da ciò che ci circonda!
0
le enormi mura ed i torrioni si stagliavano tra la vegetazione, seguendo quasi
per intero la lunghezza della vetta. Dal cortile, completamente spoglio e invaso
da erba, si ha un primo assaggio del fulcro abitativo del maestoso maniero, sul
quale si può salire tramite le buie e scivolose scale a chiocciola delle
torrette laterali. Ci siamo immersi nelle oscure profondità del castello. Eravamo
completamente a contatto col suo cuore pulsante, la pietra umida ci circondava
e ci dava un senso di protezione. Doveva essere così che i signori si sentivano
ogni volta che camminavano nelle sale e nei corridoi. Infatti, ci è sembrato di
tornare indietro di 500 anni! Ci aspettavamo di ritrovarci a percorrere quelle
scalinate al lume di una torcia, con la sola compagnia dei ragni e delle ombre.
Una volta tornati alla luce del sole, la valle si è schiusa di fronte a noi in
tutta la sua ampiezza, lasciandoci scorgere in lontananza una nuvola di fumo
sollevata dalle cariche dei cavalli da battaglia. Da quella posizione nulla
poteva sfuggire agli occhi vigili delle sentinelle di vedetta! Adesso, purtroppo,
questo castello è trattato come un relitto della sua epoca, non meritevole
della giusta attenzione che lo salverebbe dal totale sfacelo. Ovviamente, le
ere cambiano e cambiano anche le priorità. Nella nostra era, a quanto pare, la
cultura non è più una priorità. Gli insegnamenti non sono più necessari, si
nasce già pronti alla vita e, difatti, si distrugge qualsiasi cosa si tocchi. Ma
non lasciamo che l’ignoranza di alcuni sia un esempio da seguire. Combattiamola
continuando ad apprendere da ciò che ci circonda!