Esistono luoghi in
cui la benefica energia della Terra, sotto forma di vibrazioni, è
particolarmente potente. Per misurare la potenza di questa energia, abbiamo
creato una pseudo-formula: E (energia) = eN (energia della Natura) + eE
(energia delle Emozioni Antiche). In parole più semplici, le vibrazioni
energetiche della Terra sono più forti quando è elevata la somma dell’energia
pulsante e viva dell’ambiente naturale e della carica emotiva assorbita dal
luogo nel corso dei secoli.
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Facciata del Tempio di Demetra |
Iniziamo con eN
(energia della Natura): il Tempio di Demetra di Vetralla è nascosto nel grembo
di un massiccio blocco di pietra vulcanica circondato da un bosco di querce, un
angolo talmente intoccato da trasmettere al visitatore una sensazione di protezione,
quasi di ritorno nel grembo di una madre. Noi ci siamo rimasti quasi cinque
ore, era un sabato, e nessun altro ha avuto accesso a quel mondo parallelo.
Eravamo soli, protetti, liberi di svolgere il nostro rituale dell’equinozio.
Proseguiamo con eE
(energia delle Emozioni Antiche): il Tempio di Demetra è un luogo spirituale di
epoca etrusco-romana, utilizzato dal III secolo a.C. al II secolo d.C., quando
fu abbandonato e coperto con detriti affinché rimanesse inviolato. I riti che
venivano svolti sulle rocce che sovrastano la cella votiva erano legati
all’acqua, alla fertilità rappresentata dalla dea (di cui fu trovata una
statuina all’interno del tempio) e alla sanatio. Tracce di questi riti sono
intuibili dalla presenza di vasche di pietra per la raccolta dell’acqua. Sembra
quasi di sentirli ancora nell’aria, riecheggiano perfino nei rituali neopagani
che ancora oggi vengono eseguiti nell’area sacra: incensi, melograni, erbe,
fiori, candele…
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Il Tempio di Demetra visto da un affaccio sulla roccia che lo sovrasta |
È dunque evidente
che l’energia e le vibrazioni della Terra di questo tempio sono elevatissime.
Ne eravamo consapevoli già alla prima visita nel 2017. Ed è per questo che
l’abbiamo scelto per svolgere il rituale dell’Equinozio d’Autunno 2023.
Rendendoci conto solo a fine giornata della coincidenza: celebrare l’arrivo
dell’autunno nella casa della dea che, secondo la mitologia greca, ha generato
la stagione autunnale. Una coincidenza o, come alcuni credono, un segno o un
richiamo dell’energia dell’Universo?
Vi raccontiamo, in
breve, cosa accade nel giorno dell’equinozio secondo le antiche tradizioni
religiose. Demetra, dea della fertilità, è affranta per la discesa agli Inferi
della figlia Persefone. Il suo dolore di madre toglie vita alla Natura. Le
foglie cominciano a seccarsi, alcuni animali vanno in letargo, la terra non è
più fertile. La poetica tristezza di una madre porta gradualmente freddo e
oscurità nel mondo. Non a caso, luce e buio durano entrambi dodici ore
(equi-nozio), ma dal giorno seguente il buio prenderà a poco a poco il
sopravvento. Ed è molto simile alla leggenda di origine celtica secondo cui
Modron, dea della fertilità, affronta l’oltretomba Annwn per cercare suo figlio
il dio Mabon (il quale dà il nome alla festività celtica dell’equinozio),
portando un graduale deperimento della Natura. E, ancora prima, per i Sumeri,
la cui dea della fertilità Inanna scende nel Kur, l’aldilà, per fare le
condoglianze alla sorella per la morte del marito.
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Le rocce tufacee che nascondono il Tempio di Demetra, sulle quali venivano svolti dei rituali |
Inanna, Modron,
Demetra… Ecco la coincidenza. Non sapevamo dove andare a svolgere il rituale
d’autunno, non ricordavamo il mito greco di Demetra, e ci abbiamo messo un
mesetto per decidere. Eppure un qualche tipo di connessione, psicologica o
metafisica, ci ha spronato a scegliere precisamente il suo tempio. E, immersi
nell’ultimo respiro della Natura che si accinge a morire, abbiamo espresso
gratitudine per i doni dell’estate. Abbiamo trasposto in scrittura quello che
ci rendeva maggiormente grati del ciclo precedente e abbiamo incastrato il
pezzo di carta dentro metà mela, la metà mela della gratitudine (godere di ciò
che abbiamo raccolto). Poi abbiamo cercato nella Natura la forza per sopportare
e accettare i fardelli del nuovo ciclo, e abbiamo trasposto in scrittura le
nostre speranze e i nostri propositi, infilando il pezzo di carta dentro la
seconda metà della mela, la metà degli auguri (fare piani per ottenere dei
frutti migliori nel prossimo ciclo: costruire, e non lamentarsi). Per
concludere, abbiamo consegnato a Demetra la nostra gratitudine e i nostri
auguri e abbiamo meditato sopra una delle rocce, in un tentativo di fusione con
il Tutto e di accettazione del flusso della vita.
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Fabiano davanti al Tempio di Demetra, intento a svolgere il nostro rituale |
Certamente,
abbiamo raggiunto picchi di energia estremamente elevati. Ma a cosa servono
queste vibrazioni dei luoghi storici e/o naturali? Possono sentirle tutti?
Perché fanno bene?
L’energia dei
luoghi antichi e/o naturali aiuta a comprendere quanto piccoli sono i nostri
problemi al cospetto dell’Universo. Ci aiuta ad accettare il dolore, le
preoccupazioni, gli errori, i fallimenti come componenti del fiume della vita,
ci aiuta a lasciarli scorrere e a lasciarci trasportare dalle sue onde. Tutto
vibra, Tutto è energia, e noi – nella gioia e nel dolore – siamo parte di quel
Tutto. Quante volte proviamo un’inspiegabile sensazione di benessere davanti a
un paesaggio che ci piace? E quante volte la proviamo davanti a luoghi antichi
la cui architettura stuzzica la parte ancestrale della nostra psiche? Quindi la
risposta è sì, tutti possiamo sentire queste vibrazioni, perché sono reali, non
sono immaginarie. La Terra è energia pulsante. Ma la capacità di immergersi in
esse, di accoglierle e diventarne parte, si sviluppa con la consapevolezza. Non
basta fermarsi a guardare una pietra preistorica avvolta da piante rampicanti,
perché per la maggior parte delle persone quello non è che un comune sasso,
privo della minima attrattiva. È necessario lo sviluppo di una particolare
apertura mentale che va di pari passo con la pratica della meditazione.
Fateci sapere se anche voi
trovate il Tempio di Demetra di Vetralla un angolino carico di Energia. La
strada per arrivarci è breve, pianeggiante e ben segnalata.