CASTRUM PORCIANI

Regione: Lazio

Origini: IX secolo

Altitudine: circa
910 metri s.l.m.

Torretta d’accesso al Castrum Porciani

Se si arriva al piccolissimo
borgo di Porciano, non ci si aspetterebbe mai che, nella fitta boscaglia che si
inerpica sul monte sopra il paesino, sia nascosta una rovina poco nota ma molto
suggestiva: il Castrum Porciani.

Il Castello di
Porciano era una rocca con tipica architettura difensiva, abitata
nel XIII secolo da oltre mille abitanti. Numero elevatissimo per il
Medioevo, il che denotava una certa importanza del luogo.

All’epoca delle
lotte tra papato e Regno di Napoli, il castello venne incendiato e
saccheggiato
, per poi essere riportato al suo antico splendore da un
parente speciale del nuovo proprietario. Il parente speciale era papa Eugenio
IV.

L’abbandono
definitivo della rocca avvenne nel 1640, quando iniziò la spoliazione dei
materiali, comodi per la costruzione di case più a valle, e i pascoli divennero
a poco a poco i nuovi padroni della zona.

Una delle torri immerse nella boscaglia

Il ricordo delle
rovine del Castrum Porciani suscita sempre in noi una sensazione di nostalgia
mista a tenerezza. Era aprile del 2017, erano le prime giornate tiepide
dell’anno e il corpo cominciava a entrare in quella fase di rilassamento
languido. A metà strada tra la meravigliosa Cripta di San Magno di Anagni e le
mura megalitiche di Ferentino, decidemmo di fare una deviazione e di
raggiungere il nostro primo castello. Il primo in assoluto da
quando ci eravamo improvvisati esploratori. Avevamo letto il nome su Maps e
avevamo visto una foto di sfuggita, ma non sapevamo davvero cosa aspettarci.
All’epoca, non sceglievamo mai palazzi dagli interni ben conservati, ville o
fortezze che superavano il confine medievale del 1492. Sceglievamo solo rovine
romantiche immerse nella Natura
. Solo quelli potevano essere degni di
essere chiamati “castelli”. Come vedete in questo libro, con l’esperienza le
cose sono un tantino cambiate. Apprezziamo la peculiarità e il fascino di ogni
tipologia di castello.

Ricordiamo
l’ingenuità con cui abbiamo percorso quella salita, su cui abbiamo trascinato
quasi a forza una nostra vecchia amica super pigra. E l’incoscienza che abbiamo
dimostrato nel penetrare i resti della fortezza senza esitazione, scavalcando i
tronchi che spuntavano dai sassi delle antiche mura, liane e terreni
infossati
.

Entrata al Castrum

Le rovine sono
vaste, sebbene vertano in un completo stato di abbandono. Il connubio perfetto
di ambienti antichi e Natura, che in numerosi Stati diventa elemento di
interesse turistico, nel nostro paese, e soprattutto nella regione Lazio,
assume il gelido significato di sassi. Vuoti sassi. È vero che il Castello di
Porciano non è bello, è poco visibile. Eppure è così emozionante
vedere come la Natura riprende il sopravvento sulle opere
dell’essere umano, immaginare che dove ora le radici strappano le fondamenta,
dove i rami sfondano le crepe e creano finestre da cui si affacciano le chiome,
un tempo i nostri antenati si sbracciavano per tenere in piedi la fortezza, lottavano
per difenderla, lavoravano per sopravvivere, soffrivano e gioivano sotto tetti
ormai crollati, sostituiti da tetti di foglie. Molte sono le testimonianze di
escursionisti che tornano a casa rigenerati da questa escursione alle rovine
del Castello di Porciano, perché, sebbene ci sia poco da vedere, c’è
tanto da sentire
. Trovarsi faccia a faccia con la realtà, capire che
possiamo affannarci fino a crepare, ma la Natura l’avrà sempre vinta, sprona ad
accettare il dolore come parte della vita. Si sente che il castello è un luogo
di sofferenze, di vite concluse, speranze vanificate. Ma si sente anche che è
giusto così. È normale così. Tutto scorre. La Natura si espande, si aggrappa
alle pareti, germoglia e muore, muore anche dentro di noi. E noi germogliamo e
moriamo, i nostri problemi germogliano e muoiono, con lei. Il
Castrum Porciani insegna a lasciar andare.

Si torna a casa con assenza
di suoni nelle orecchie e una leggera sensazione di inquietudine che
contribuisce ad accentuare quel soffio sublime.

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