Nel programmare il nostro viaggio in Spagna, non abbiamo potuto esimerci dall’includere alcuni dei numerosi dolmen sparsi nel territorio, soprattutto nella regione denominata País Vasco, dove ne sono stati rinvenuti più di 270.
Di seguito, vi facciamo un elenco di quelli che abbiamo visitato, o che ci sono capitati per caso, in due regioni del Nord.
Iniziamo dai dolmen del País Vasco.
1. Dolmen del Alto de la Huesera
Questo è stato il nostro primo sito preistorico umano, dopo le innumerevoli impronte di dinosauro di cui parleremo in un altro articolo: il Dolmen del Alto de la Huesera.
Visto da dietro, il dolmen sembra un ammasso di pietre che si innalza a formare una collinetta. Da davanti, invece, è magnifico. Gli enormi massi che compongono la struttura tombale sono perfettamente intatti, parte del dromos lungo 8 metri è ancora coperta e il tumulo di pietrisco circonda il sito come se non fosse mai stato dissotterrato. Il tutto coronato da un paesaggio campagnolo, mentre sullo sfondo si stagliano le montagne tipiche del País Vasco.
Questa tomba è stata utilizzata senza interruzione dal 4520 al 3550 a.C. (tra il Neolitico finale e l’Età del Bronzo), arrivando ad ospitare 135 corpi.
2. Dolmen Chabola della Hechicera
Per raggiungere quest’altra tomba megalitica, ci siamo addentrati nella catena montuosa.
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Dolmen Chabola de la Hechicera |
Siamo rimasti colpiti dalla sua grandezza, soprattutto perché si trova in cima ad un tumulo di pietrisco perfettamente circolare che lo fa apparire immenso. Lo chiamano Chabola della Hechicera (“Cappello della Strega”) per la sua forma particolare. Abbiamo percorso il dromos, entrando nella camera funeraria, e abbiamo camminato in circolo intorno alla collinetta per qualche minuto, per percepire l’atmosfera.
Anche questo dolmen fu utilizzato tra la fine del Neolitico e l’Età del Bronzo (circa 3000 a.C.), anche se vi sono stati rinvenuti dei resti romani. Secondo la leggenda, la mattina di San Juan si udivano delle canzoni provenire dall’area del dolmen, senza che però vi si vedesse anima viva. Si diceva che fosse il canto di una fattucchiera e che chiunque si avvicinasse al dolmen, o lo ammirasse, in sua presenza, si trasformava in pietra e diventava parte del monumento megalitico. Non è il solo dolmen della zona ad essere associato alla stregoneria. Questo perché, in passato, non si comprendeva il significato di queste costruzioni.
3. Dolmen Los Llanos
Durante il nostro viaggio on the road, abbiamo fatto una piccola deviazione per dare un’occhiata a questo dolmen che abbiamo incontrato per strada.
Come i due dolmen precedenti e i prossimi due, anche Los Llanos fa parte del Conjunto Monumental de los Dólmenes de las Tierras Bajas del Territorio Histórico de Álava e risale allo stesso periodo. La differenza evidente è la mancanza totale di una copertura sul dromos e sulla camera funeraria poligonale.
4. Dolmen de Sorginetxe
Scendendo dalle montagne, abbiamo seguito le indicazioni per il Dolmen de Sorginetxe, costruito intorno al 2500 a.C.
Era il luogo di sepoltura degli abitanti della valle. Il suo nome è in lingua basca e significa “Casa della Strega”. Secondo la leggenda, fu costruito con grandi pietre trasportate di notte dalle sorginak, le streghe, sulla punta delle loro conocchie da tessitura. Un’altra leggenda racconta che delle streghe che abitavano in una grotta vicina si raccoglievano intorno al dolmen per pettinarsi i capelli.
Ce ne siamo subito innamorati. L’abbiamo osservato da ogni lato, e il fatto che fosse così imponente e ancora in perfetto equilibrio ci ha stupiti. Davanti alla soglia della camera funeraria erano adagiati alcuni steli fioriti, sicuramente frutto di qualche rito pagano. Così, per sentirci anche noi parte di quel misticismo, abbiamo svolto il nostro rituale, ballando intorno alla tomba come due forsennati, forse per calmare gli spiriti che ancora aleggiano attorno al sito. Soddisfatti del tempo passato intorno alla tomba, siamo ripartiti per il nostro ultimo monumento megalitico, visto che il sole si stava avviando verso l’orizzonte.
5. Dolmen de Aitzkomendi
Risalente al 3000 a.C., questo dolmen è il più grande dell’intera regione basca. Aitzkomendi significa “Pietra di Montagna”.
Questo dolmen ci è piaciuto ancora più di Sorginetxe. La sua imponenza è sconvolgente e ciò che rimane del tumulo che lo ricopriva è una vera e propria collinetta. Le lastre di pietra sono gigantesche ma, nonostante l’azione del tempo e del peso dei materiali, la struttura è ancora in piedi. Ci siamo entrati e ci abbiamo girato intorno, prima di tornare alla macchina e guidare verso l’hotel.
Siamo arrivati al Gurutzeberri che il sole era calato oltre l’orizzonte da un po’, ma le luci del paese ci hanno permesso di ammirare la particolarità dell’hotel. La struttura esterna ci è parsa quella tipica delle case basche, composte da pietra e legno. All’interno però tutto era ben curato, i pavimenti lucidi e statue di leoni dappertutto. Ne siamo rimasti molto colpiti e, con quella sensazione di sorpresa, ci siamo rilassati in camera in attesa del giorno dopo.
L’ultimo dolmen di questo articolo si trova in un’altra regione spagnola: Castilla y León.
5. Dolmen de la Cotorrita
Per arrivare al dolmen, abbiamo guidato accanto a particolari catene montuose fino a passare attraverso un canyon. Il fiume che scorreva placido tra rocce di un candore abbagliante, spruzzate di rigogliosi arbusti di un bel verde scuro. Alberi spogli e foglie tinte dei colori autunnali decoravano le sponde del fiume. Ci siamo accostati in uno slargo e ci siamo goduti il panorama del Desfiladero de los Hocinos.
A parte le macchine che passavano sulla strada, l’atmosfera era rilassante e pacifica. Lo sciabordio del fiume che scorreva sotto di noi ed il frusciare degli alberi erano gli unici suoni che attraversavano il canyon. Quella serenità immobile ci ha pervaso corpo e mente ed eravamo pronti a visitare la nostra ultima meta. Abbiamo guidato su strade montuose che salivano sempre più di quota. Abbiamo superato una pietra eretta su una curva che ci è parso un menhir e dopo un po’ ci siamo fermati in prossimità di una stradina sterrata. L’abbiamo percorsa con l’aiuto di maps, sebbene il sito fosse segnalato, e siamo arrivati al Dolmen de la Cotorrita.
Risalente al 3500 a.C. circa, si tratta della tipica tomba a corridoio. L’atmosfera mistica che lo pervade potrebbe essere dovuta all’ottimo stato di conservazione oppure al paesaggio primitivo che lo circonda. Secondo gli studi, la vegetazione dell’epoca somigliava molto a quella attuale e le temperature erano poco più basse. Ci siamo sentiti trasportare indietro nel tempo, ci sentivamo parte di quel luogo magico e sacro.
Il sole stava lentamente calando e siamo dovuti tornare alla macchina per arrivare all’hotel prima che si facesse troppo tardi. Siamo scesi dalla montagnola e abbiamo proseguito verso la regione Cantabria. Abbiamo percorso stradine di montagna al buio e con pioggia e nebbia fittissima, tanto che abbiamo temuto di cadere nei dirupi nascosti alla vista. Dopo venti minuti di terrore, siamo finalmente arrivati a Vega de Pas, un paesino disperso tra le montagne, e abbiamo cercato il nostro particolare hotel: una casa rurale fatta di legno e pietra, Posada Rural La Braniza. Ci ha accolti una vecchietta sdentata che parlava in dialetto e, avendoci spiegato varie cose tra cui il fatto che avremmo dovuto andare a pagare in un bar proprietà del figlio, ci siamo rilassati in camera in febbricitante attesa del giorno successivo.